Quella volta che Akela è finita su L’eco di Bergamo!
La nostra Akela è una cagnolina davvero speciale, tanto tenera quanto spietata nella ricerca del tartufo.
La sua storia, e quella del suo umano Matteo, sono state oggetto di un bellissimo articolo pubblicato su L’eco di Bergamo: un paginone che racconta non solo le vicende tartuficole della coppia, ma anche progetti ben più ampi legati all’autosussistenza e all’autoprodursi il cibo!
A questo link trovate il breve articolo pubblicato sul web, mentre di seguito vi proponiamo l’articolo integrale, comparso solo sulla carta stampata seguito da una trascrizione dello stesso per facilitarne la lettura!
Tutto il materiale è di proprietà de L’eco di Bergamo!
Buona lettura!
«Io, Akela e i tartufi» – Quando la natura da lavoro ai giovani
Ha sempre amato stare a contatto con la natura, vivere i boschi e la montagna, fare l’orto e provare ad auto sostenersi con i frutti della terra.
Una scelta di vita quella di Matteo Armenali che a 29 anni ha scoperto di riuscire a realizzare il suo obiettivo, una sfida per molti, un sogno per lui che a Foresto Sparso sta ristrutturando con le sue mani una casa datagli in comodato d’uso da amici di amici.
Vicino ha organizzato l’orto e dal suo appezzamento di terra parte per i boschi bergamaschi in compagnia della fedele Akela, amica a quattro zampe, una bastardina che è diventata una partner lavorativa, abilissima nello scovare tartufi, attività diventata redditizia per Matteo.
<<La mia e quella della mia compagna è una vita semplice, senza fronzoli e pretese. Coltiviamo la terra e mangiavo ciò che produciamo. Il resto lo acquistiamo e lo barattiamo, cercando di vivere con poco ma godendo anche molto della natura che ci circonda>> spiega il giovane bergamasco, originario di San Paolo d’Argon, cresciuto a Chiuduno e ora trasferitosi a Foresto. <<Sono sereno, perché ho sempre desiderato vivere questa vita – ammette – soprattutto ora che con Akela ha intrapreso un’attività che gli permette di utilizzare “in maniera sostenibile i frutti della terra, scoprendo nuove possibilità di crescita>>.
La storia ha dell’incredibile se si pensa che Akela è una bastardina di 4 anni, diventata un’ottima cercatrice di tartufi: <<E’ nata a Chiuduno, me l’ha regalata il mio vicino di casa e fin da subito siamo diventati inseparabili, una fedele e volenterosa compagna di escursioni nei boschi>>.
A tre mesi di vita il primo tartufo nero: <<Tutto grazie a Luigi, 78 anni, contadino e grande conoscitore del territorio e dei boschi: è lui che mi ha consigliato di provare ad addestrarla: io di tartufi e di tecniche di ricerca non sapevo proprio nulla e ho iniziato a farle sentire l’odore – racconta -. Ho organizzato delle vere e proprie attività per darle l’imprinting>>.
Niente lezioni da addestratori o manuali su cui studiare: <<Nascondevo i tartufi in casa e nel bosco, creavo delle sequenze organizzate, dei percorsi che terminavano con molte coccole e premi se Akela trovava il bottino>>. Insomma: <<Senza farmi vedere ho per prima cosa appoggiato un tartufo a terra, in casa – rammenta -. Sapevo che prima o poi quell’odore inusuale avrebbe richiamato la sua attenzione, e quando è successo… super premio e un’infinità di coccole. Era fatta>>.
Per parecchie settimane Matteo è uscito nel bosco, lanciando o sotterrando tartufi qua e là e il giorno seguente tornava nelle stesse zone con Akela, ma arrivando da altri percorsi.
<<A tre mesi il primo tartufo nero lo ha trovato nella zona della Val Cavallina – racconta -. E’ così che abbiamo avviato la ricerca che si estende anche in Val Seriana e Brembana, andando anche nel Piacentino, qualche volta in “gita” fino nelle Marche e in Abruzzo>>. Per regolarizzare la sua posizione Matteo ha preso il patentino: <<La Lombardia non è esattamente il posto più fortunato per trovare tartufi. Questo però ha un vantaggio: li cercano in pochi e la licenza costa pochissimo>>.
Con attenzione a come Akela recupera i tartufi: <<Se la lascio scavare le radici si distruggono: le ho insegnato ad avvisarmi al fine di recuperare io stesso il tartufo per permettere alle radici di restare intatte. In questo modo le scorie si diffondono e in una decina di giorni il fungo ricresce>>. In sostanza: <<Il tartufo è un fungo ipogeo che cresce sottoterra e le cui spore si muovono nel terreno finchè non incontrano una radice adatta ad instaurare un rapporto simbiotico.>>
<<Carpine, roverella, nocciolo e faggio sono le principali piante con cui le spore danno origine al tartufo. Si creano dei filamenti che garantiscono al tartufo il nutrimento necessario, e il tartufo a sua volta secerne sostanze che inibiscono la crescita dell’erba garantendo più nutrimento alla pianta stessa – spiega il 29enne -. Quando Akela trova un tartufo me lo segnala con movimenti o posture che io ho imparato a capire e così recupero io il fungo e faccio attenzione alle radici>>
Un circolo naturale virtuoso che per Matteo è anche un business che gli permette di auto sostenersi: <<Il tartufo nero nella Bergamasca cresce per circa 5 mesi l’anno, da agosto fino a fine febbraio. Poi mi sposto con Akela in altre zone e stiamo ricercando anche il bianco>>. Poi Matteo vende il suo raccolto nei mercati, ma soprattutto a privati e ristoranti di Bergamo e provincia: <<Molti ristoratori hanno creduto in me e hanno apprezzato il mio lavoro: ora ho la mia rete di contatti e quando esco dalla provincia bergamasca vendo nelle zone di raccolta. Riesco a guadagnare per risparmiare anche nei mesi in cui il tartufo non cresce>> spiega ancora lui.
Un progetto che da circa un anno si esteso anche sul tartufo bianco: <<Una ricerca più complessa, perchè conosco meno il territorio in cui cresce, la tipologia del terreno, e devo allontanarmi da casa, ma il guadagno vale il viaggio: il tartufo bianco è molto ambito e lo vendo con velocità, a prezzi molto più alti del tartufo nero>>
Le quotazioni variano a seconda delle stagioni, della richiesta ma anche della quantità in circolazione e Matteo sta migliorando in questa attività stagione dopo stagione: <<Mi sento molto fortunato: da quando avevo 22 anni volevo vivere la natura, senza orari e senza impedimenti. Dopo il liceo scientifico, ho seguito un corso come tecnico del suono perché la musica resta una grande passione. Poi mi sono inventato questo progetto di vita: la mia famiglia ha accettato la mia scelta>>
Un grazie va ad Akela: <<Scaltra cagnolina, che ora ha fatto dei cuccioli – e aggiunge -. Per me dirlo è controproducente, ma è un lavoro che consiglio a chiunque. Ci vuole un po’ di fortuna, un po’ di dedizione e amore per gli animali. Intanto ho già dei cani che mi sono stati affidati per insegnare loro come cercare i tartufi>> sorride matteo che è anche protagonista di un documentario realizzato dai ragazzi della Scuola civica di Milano che ha come filo conduttore i giovani e l’;approccio al futuro: <<Sono stati qui 3 giorni con telecamere, fonici e quant’ altro a riprendere le nostre giornate tipo>>
Intanto per Matteo prosegue la ricerca del tartufo: <<Con Akela ci sono le due cucciole Anubi e Castagna e pare siano molto scaltre come la loro mamma, che è anche tecnologica – sorride -a suo nome la pagina Facebook Akela Tartufi , dove racconto la nostra avventura>>
Scritto da Fabiana Tinaglia